Arteterapia

”La finalità principale dell’Arteterapia è quella di fornire alla persona uno spazio dove affermare la propria identità e fornire la possibilità di riflessione e cambiamento. L’Arte diventa in questo contesto un mezzo per favorire la comunicazione e per permettere un rispecchiamento con il proprio sé.” (J. Laing, 1974)

Obiettivi dell'Arteterapia

Le proposte di percorsi di Arteterapia allo Studio d’Arte Crippa nascono da una esperienza maturata negli anni a partire dalla mia formazione conseguita nel 2004 presso Centro Artiterapie Lecco.

Sono iscritta nel Registro Professionale degli Arteterapeuti Italiani – A.P.I.A.R.T. (Reg 456 -2018) https://www.apiart.eu/

Questa è la definizione elaborata dall’associazione a cui appartengo:
“L’Arteterapia è un insieme di pratiche professionali di matrice artistica finalizzate a promuovere le risorse creative degli individui, dei gruppi e delle comunità per sviluppare benessere personale e sociale, che abbia come linguaggio di vertice quello dell’arte plastico-pittorica e visiva.”

L’Arteterapia ha come obiettivo il benessere, non è una professione sanitaria e non prevede attività riservate alle professioni sanitarie. In questo senso il termine “terapia” non è inteso in un’accezione strettamente sanitaria, bensì in riferimento alla nozione estensiva di “salute” (e quindi inevitabilmente anche di “terapia”) così come formulata dall’OMS: “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”. Se la salute viene definita in questa maniera è inevitabile che il suo raggiungimento o il suo ripristino non passi esclusivamente per la funzione delle professioni sanitarie. L’Arteterapia viene pertanto anche utilizzata in ambito sanitario come risorsa complementare e aggiuntiva, sempre e comunque su indicazione e sotto la responsabilità di personale sanitario. – A.P.I.A.R.T.

Progetti e percorsi

I progetti-percorsi rivolti a singoli giovani e adulti in Studio nascono solitamente dall’incontro con la singola persona o con la famiglia in caso di minori, che in modo spontaneo prendono contatto o vengono inviati da servizi socio-educativi presenti sul territorio

Si tratta di percorsi della durata di alcuni mesi a seconda dei bisogni e del progetto che si configura e che si definisce con un accordo/contratto con l’interessato. Prevedono un periodo iniziale di alcuni incontri finalizzati alla conoscenza della persona e dei suoi bisogni e in seguito si sviluppano con incontri periodici, solitamente a cadenza settimanale, per un lasso di tempo concordato. Ogni progetto-percorso è adattato alle esigenze individuali nei contenuti, nei tempi e nei modi. In alcuni casi ci si avvale di una super visione esterna.

I progetti sul territorio sono rivolti a gruppi di adulti, di giovani o anziani, presso RSA e centri diurni, associazioni di famiglie di adolescenti con sindrome autismo, gruppi di operatori in ambito sociale ed educativo,ecc. Sono realizzati a partire dall’analisi dei bisogni espressi inizialmente dalle diverse realtà, elaborati e attuati in collaborazione e sinergia con le realtà stesse molto spesso all’interno delle strutture ospitanti.

Approfondimento su cos’è e da dove nasce L’Arteterapia

Tratto dal lavoro di Tesi “ CREATIVITÀ e FORMAZIONE” di Marina Giulia Crippa anno 2004-2005 – Cooperativa Sociale La Linea Dell’arco Centro Di Formazione Nelle Artiterapie Lecco Scuola Triennale Di Arteterapia . Relatore: Dott.Ssa Barbara Tocchetti

Finalità e obiettivi
…”La finalità principale dell’Arteterapia è quella di fornire alla persona uno spazio dove affermare la propria identità e fornire la possibilità di riflessione e cambiamento. L’Arte diventa in questo contesto un mezzo per favorire la comunicazione e per permettere un rispecchiamento con il proprio sé (J. Laing, 1974).

I materiali e le tecniche artistiche diventano gli strumenti per agevolare l’espressione di emozioni e di pensieri e per favorire le possibilità di contatto fra tutti i soggetti coinvolti. Le immagini prodotte in Arteterapia hanno a volte anche una funzione narrativa della propria vicenda esistenziale, soprattutto per chi non “si racconta” con altri canali di comunicazione.

L’obiettivo principale, dell’intervento di Arteterapia, non diventa l’opera prodotta, il risultato finale, ma acquista importanza il processo di produzione dello stesso e il suo percorso di realizzazione. Il fatto di mettere al centro dell’intervento l’arte non significa porsi come obiettivo la creazione di un prodotto estetico. La finalità dell’Arteterapia non è quella di formare dei nuovi artisti o di intrattenere piacevolmente con i colori e la creazione di forme, ma è quella di utilizzare l’arte con le sue regole per accedere al mondo dei pazienti e fornire loro un nuovo linguaggio. E’ attraverso l’apprendinento di queste regole, del alfabeto e della grammatica dell’arte, che i pazienti o le persone che partecipano al lavoro in Atelier, imparano inizialmente ad organizzare colori e linee, e poi parti di sé, per arrivare a rendere leggibili, a sé stessi e agli altri, in modo nuovo (simbolico o velato) le parti problematiche, patologiche o semplicemente angoscianti della propria vicenda personale.

L’acquisizione, per il fruitore dell’Arteterapia, di un linguaggio nuovo (fatto di segni, relazioni spaziali, cromatiche e di volume, di luci ed ombre, combinati seguendo regole di ritmo, peso, equilibrio, simmetria, movimento), e l’utilizzo autonomo di questo codice nel proprio percorso esistenziale, è quindi un altro degli obiettivi prioritari.

Tutti questi obiettivi sono raggiungibili solo all’interno di una struttura, l’atelier, con tempi, modi e regole precise e con la presenza di una figura di riferimento e guida, l’Arteterapeuta.

L’Atelier è uno spazio fisico adatto a contenere un gruppo di persone che utilizzano delle tecniche figurative e plastiche e che sia destinato, ove è possibile, a questo uso esclusivo perlomeno durante lo svolgimento delle sedute…

…Per quanto riguarda i materiali utilizzati in Arteterapia mi piace pensare all’atelier come ad una stimolante “sala da pranzo” dove i commensali possano trovare una tavola imbandita con un’ampia varietà di prodotti e piatti, che invoglino a cibarsi e ad assaggiare anche quei cibi non conosciuti o delle preparazioni nuove.

Al di fuori dalla metafora, penso ad un atelier ben attrezzato e con un ampia varietà di materiali e supporti, disposti e conservati in modo da essere accessibili ed utilizzabili da tutti i componenti del gruppo. Oltre che la varietà e la quantità dei materiali è importante che i colori, i pennelli e i supporti siano di buona qualità. Far usare colori di cattiva qualità, pennelli inadatti su carta scadente è la ricetta ideale per scoraggiare qualsiasi persona che si avvicini al linguaggio figurativo e può con l’andare del tempo frustrare anche la persona più motivata e con un forte bisogno espressivo.

Certo è che nella pratica sul campo dell’Arteterapia raramente ci si trova nelle condizioni di avere a disposizione un atelier “ideale”, soprattutto nelle realtà istituzionali pubbliche o nelle piccole strutture private. E’ importante riuscire a garantire comunque il massimo che i mezzi a disposizione permettono, sacrificando la quantità a favore della qualità dei materiali.

Avere a disposizione una ampia gamma di materiali (colori a secco, colori ad acqua, argilla, materiali di recupero, illustrazioni e immagini artistiche, supporti di grammature e colori diversi, ecc.) ed attrezzi adeguati, facilità e favorisce la possibilità di espressione e comunicazione delle persone che lavorano in atelier. Ognuno sente come “proprio” un materiale in una determinata fase del percorso e può scoprirne altri, in fasi successive.

Questo tipo di organizzazione tiene in conto soprattutto i bisogni individuali dei partecipanti e la rende diversa da un  proposta più omogenea e graduale dei materiali e delle tecniche da parte del conduttore all’intero gruppo.

Emergono nelle sedute differenze di “stile” fra gli Arteterapeuti, sia a riguardo delle tecniche di stimolazione sia per le modalità di conduzione dei gruppi. Le tecniche di stimolazione sono molteplici e vengono scelte ed utilizzate dal conduttore in base al tipo di utenza, alla situazione logistica in cui ci si trova, ma soprattutto agli obiettivi da perseguire in quella fase dell’intervento.”……

Cenni storici e fondamenti dell'Arteterapia

“Storicamente l’intervento terapeutico attraverso le tecniche del disegno, della pittura e scultura, è la prima forma di Arteterapia che abbia avuto sviluppo in ambito clinico, rispetto alle altre tre discipline (musica, danza- movimento, drammaturgico).
L’origine dell’Arteterapia è da ricercarsi nell’incontro dell’arte figurativa e la “follia” soprattutto all’interno degli Ospedali Psichiatrici alla fine dell’ottocento e inizio novecento, per poi proseguire con l’esperienza dell’ArtBrut, negli anni ‘40 in Europa.

Le immagini artistiche prodotte all’interno delle strutture manicomiali, sono state inizialmente tollerate come libera espressione, poi, negli anni 20, raccolte, studiate e favorite come un possibile contatto con alcuni pazienti e con il loro mondo interiore. In questo periodo le produzioni creative, dei pazienti internati acquistano anche un valore diagnostico a fianco di un valutazione puramente estetica delle stesse.

Ecco allora che l’Arte va incontro alla patologia, alla malattia mentale, gli fornisce i linguaggi espressivi che gli sono propri e riceve in cambio dei prodotti creativi di forte intensità comunicativa ed espressiva. Numerosi esempi di questo “incontro” sono documentati nella raccolta di opere (quadri, disegni, sculture, manufatti, scritti) che costituiscono il museo dell’Art Brut di Losanna, grazie al lavoro di Jean Dubuffet e dei suoi collaboratori (1940-1970). A mio avviso però queste testimonianze non costituiscono la documentazione delle origini vere e proprie dell’Arteterapia, in quanto l’attività creativa degli autori non era inserita in un contesto di cura o meglio in un setting di terapia con l’arte, ma era espressione e testimonianza di percorsi individuali ed autonomi.

I veri inizi dell’Arteterapia sono forse da ricercarsi negli anni ‘60, in America. Il lavoro di Margaret Naumburg, fondatrice dell’American Art Therapy Association, è forse quello che per primo comincia ad avere caratteristiche di “ disciplina che utilizza materiali e tecniche proprie dell’Arte in un contesto terapeutico”. (definizione tratta da un contributo di G. Bedoni, Arti Terapie i fondamenti, 2000 To, Ed.Tirrenia)

Il modello di riferimento della scuola americana della Naumburg è da riferirsi alla teoria psicoanalitica e, in questo quadro, la specificità dell’Arteterapia è quella di fornire attraverso le tecniche rappresentative, un volto, un immagine del mondo interno ed inconscio dei pazienti. In questo contesto il ruolo dell’arteterapeuta è prevalentemente quello di sostenere e favorire il passaggio dal linguaggio analogico, simbolico a quello verbale.
L’Arteterapia in questo caso diventa uno strumento prezioso per la presa in carico di pazienti con compromissioni a livello di espressione e comunicazione e con persone “bloccate” emotivamente e, quindi, in difficoltà ad esprimersi attraverso i canali usuali.

Il modello psicoanalitico resta il riferimento anche per la scuola di Edith Kramer negli anni ‘70. Il contributo importante di questa scuola è dato dall’accento che viene posto sull’integrazione dei vari interventi terapeutici rivolti alla persona e sulla necessità di predisporre un vero progetto di cura per il paziente, che comprenda un ampia gamma di strumenti ed interventi. L’Arteterapia è uno di questi strumenti e si distingue per alcune peculiarità : il piacere insito nella azione di produrre un oggetto artistico, unita alla sublimazione di alcuni bisogni emergenti attraverso l’atto creativo, posticipandone l’urgenza o spostandone l’interesse.

In Italia la iniziale diffusione dell’Arteterapia è avvenuta, contemporaneamente ad altre forme di Arti Terapie, a partire dagli anni ‘70-‘80 in concomitanza della chiusura dei manicomi e della apertura decentrata sul territorio di alcuni servizi sociali alla persona. In quegli anni si sono avviate esperienze di laboratori espressivi e creativi, che dopo una spinta ideale iniziale, si sono auto-estinti o trasformati in botteghe d’arte, laboratori artigianali, ecc.

A livello internazionale, intorno agli anni ’70, si è osservato un passaggio dall’utilizzo dell’Arteterapia con trattamenti individuali a quello più sistematico con realtà di gruppi di lavoro.

I Formal-group, introdotti nella pratica da E. Ulman, avevano la caratteristica di favorire il lavoro di disegno e pittura individuali dei componenti del gruppo , seguito da un secondo momento collettivo di elaborazione verbale dell’esperienza .

In Italia, negli stessi anni, nell’ambito della psichiatria si sono invece sviluppate esperienze di gruppi Informali, nei quali si pone l’accento sullo sviluppo delle abilità manuali e di affinamento delle tecniche artistiche e dove acquista importanza il prodotto artistico e il processo creativo che lo ha reso possibile.

E’ intorno alla metà degli anni ‘80 che, inizialmente solo al nord, si cominciano a configurare alcuni atelier di Arteterapia in ambito pubblico con operatori professionisti, specializzati. I campi di intervento di queste realtà sono inizialmente le tossicodipendenze, l’handicap e naturalmente la psichiatria. Negli anni successivi, i campi di applicazione dell’Arteterapia si allargano, fino a comprendere il settore dei minori a rischio di disadattamento, degli anziani, dei malati di AIDS, dei carcerati, delle persone con disturbi della condotta alimentare, ecc.”….